Negli scorsi mesi, il centro di consulenza nazionale della Rete svizzera contro le mutilazioni genitali femminili è stato sempre più spesso contattato da genitori preoccupati che nel Paese di origine le loro figlie rischiassero di subire una mutilazione genitale. In Svizzera, il rilascio di un visto umanitario è una delle possibilità per proteggerle, ma è un percorso pieno di insidie.
Finora, le nostre consulenti sono state costantemente affiancate dal Servizio di consulenza per visti umanitari della CRS, che purtroppo ha chiuso i battenti a dicembre 2021.
La signora A. ha dovuto lasciare i suoi tre bambini piccoli in Somalia da una vicina: sarebbe stato troppo pericoloso fuggire insieme in Europa. Arrivata in Svizzera, ha ottenuto un permesso di dimora, ma non soddisfa però le condizioni molto restrittive per le/i cittadini di paesi terzi per il ricongiungimento familiare, poiché è a beneficio dell’assistenza sociale. Il luogo dove vivono i suoi figli è sempre più colpito da conflitti armati e la signora A. è sempre più preoccupata per i suoi figli, in particolare per la figlia. La vicina ha infatti minacciato di sottoporla a una mutilazione genitale.
Il caso della signora A è inventato. Tuttavia, negli ultimi mesi, le consulenti del centro di consulenza nazionale della Rete si sono trovate ripetutamente di fronte a casi di questo tipo. Come già detto, le condizioni di ricongiungimento familiare sono estremamente restrittive per le/i cittadini di paesi terzi e spesso l’unica soluzione è quella di richiedere un visto umanitario. In Svizzera, questi visti vengono rilasciati dalla Segreteria di Stato della migrazione (SEM) quando la vita o l’integrità fisica della persona è direttamente, seriamente e concretamente minacciata nel suo Paese d’origine. La domanda di visto umanitario deve essere consegnata di persona dalla/dal richiedente presso una rappresentanza svizzera. Tuttavia, la Svizzera non dispone di una rappresentanza o di un consolato in tutti i Paesi. In questi casi, per presentare la domanda è necessario rivolgersi a una rappresentanza di un Paese terzo e viaggi di questo tipo comportano rischi elevati, soprattutto per le/i minori. Data la complessità delle procedure, le consulenti della Rete supportano in una prima fase i familiari nella stesura di una richiesta di valutazione preliminare da sottoporre alla SEM, al fine di verificare le probabilità di successo di una richiesta.
Ma anche se la richiesta preliminare è stata giudicata dalla SEM come «da valutare», questa non è certo una garanzia di successo. In uno dei pochi casi in cui la SEM ha ritenuto che la domanda preliminare meritasse di essere esaminata, la domanda ufficiale è stata successivamente respinta. Questa esperienza delle consulenti della Rete coincide con quella del Servizio di consulenza per visti umanitari della CRS. Nel rapporto finale rilasciato in occasione della chiusura del Servizio di consulenza, la CRS critica il fatto che di anno in anno il numero dei visti rilasciati è diminuito, mentre sono sempre più aumentati i requisiti riguardanti le prove da fornire. A causa di tale sproporzione, il 22 dicembre 2021 la CRS ha deciso di chiudere il Servizio di consulenza per visti umanitari. Dalla primavera 2022, la CRS intende rafforzare le proprie attività nel campo del ricongiungimento familiare. Nel suo rapporto finale, il Servizio di consulenza della CRS raccomanda tra l’altro di affrontare seriamente il problema della violenza contro le donne, come per esempio le mutilazioni genitali femminili, e di riconoscerle come un pericolo per la vita e l'integrità fisica delle donne.
La Rete svizzera contro le mutilazioni genitali femminili è estremamente dispiaciuta per la chiusura del Servizio di consulenza. Resta irrisolta la questione di come le ragazze a rischio possano trovare legalmente rifugio in Svizzera.
https://www.mutilazioni-genitali-femminili.ch/rete/stories/il-visto-umanitario-protezione-contro-fgmc
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