Le persone vittime di gravi atti di violenza subiti all’estero dovrebbero avere accesso alle prestazioni di sostegno dell’aiuto alle vittime, anche se al momento dei fatti non erano residenti in Svizzera. A richiederlo è la Commissione degli affari giuridici del Consiglio nazionale. Si tratta certamente di una buona notizia per le donne e le ragazze che hanno subito mutilazioni genitali nel proprio Paese d’origine.
Attualmente le donne e le ragazze che hanno subito una mutilazione genitale prima del loro arrivo in Svizzera non hanno alcun diritto a prestazioni di aiuto alle vittime. La legge sull'aiuto alle vittime di reati non prevede alcun accesso a prestazioni di sostegno come la consulenza dei consultori dedicati, il sostegno psicologico o la consulenza giuridica. Attualmente può beneficiare di supporto solo chi era residente in Svizzera al momento del reato.
Ora però le cose dovrebbero cambiare, perché a fine agosto la Commissione degli affari giuridici del Consiglio nazionale ha approvato, con 18 voti favorevoli contro 7, un’iniziativa volta a consentire alle vittime di gravi atti di violenza subiti all’estero, l’accesso, in determinate condizioni, a prestazioni di sostegno dell’aiuto alle vittime, anche se la persona interessata non risiedeva in Svizzera al momento dell’evento. Prestazioni come indennizzi o riparazioni morali dovrebbero rimanere comunque esclusi. Con questo adattamento della legge, la Svizzera si adeguerebbe agli obblighi internazionali previsti dalla Convenzione di Istanbul (art. 4, par. 3) e dalla Convenzione europea sulla lotta contro la tratta degli esseri umani (art. 12).
L’iniziativa deve ancora essere approvata dalla Commissione degli affari giuridici del Consiglio degli Stati.